VITA DI UNA RAGAZZA SCHIAVA di HARRIET JACOBS

 Titolo: Vita di una ragazza schiava

Autore: Harriet Jacobs 

Casa Editrice: Feltrinelli 

Prezzo: 14

Pagine: 336

Dove trovarlo: Vita di una ragazza schiava: Raccontata da lei medesima https://amzn.eu/d/5BkUAFh





TRAMA 

Nata schiava nella Carolina del Nord del 1813, Linda rimane inconsapevole del suo stato per tutta l’infanzia, finché con la morte della madre e della benevola padrona passa di proprietà al violento dottor Flint, che vuole soggiogarne il corpo e l’orgoglio. Disposta a tutto pur di non piegarsi, Linda diviene l’amante di Sands, un giovane concittadino facoltoso e dai modi gentili, con cui avrà due bambini, ma che sarà incapace di darle la protezione in cui lei sperava. Alla ragazza resta dunque solo la fuga, travestita da uomo e celata per sette anni in un sottotetto della nonna, finché la ricerca folle del dottor Flint non si placherà abbastanza da permetterle il viaggio verso il Nord e la libertà. Vita di una ragazza schiava racconta una storia vera e Linda Brent è lo pseudonimo letterario dietro il quale si cela Harriet Ann Jacobs, una donna schiava che dopo essere fuggita decise di raccontare le umiliazioni e le violenze viste e subite negli anni passati al Sud, determinata a dare il suo contributo alla lotta per l’abolizione della schiavitù. Tuttavia, la sua autobiografia romanzata non si limita a smascherare le menzogne degli apologeti di questa odiosa forma di oppressione, ma regala al lettore il punto di vista insolito e prezioso di un’osservatrice curiosa capace di evocare sia la ruvidezza degli eroi dei romanzi di avventura sia la sopportazione delle eroine sentimentali, dimostrandosi una narratrice abile e originale. Un testo fondante della letteratura americana dell’Ottocento, un classico da affiancare a Moby Dick e a La lettera scarlatta.


LEGGILO SE

Leggilo se hai amato "Il colore viola" e "la ferrovia sotterranea". Leggilo se cerchi un romanzo che ti racconti di una vita passata a lottare per la libertà. 


NON LEGGERLO SE

Non leggerlo se i memoir ti annoiano. Altri motivi per non leggere questo libro non ne trovo dal momento che non solo è un bel romanzo, ma parla anche di un pezzo di storia che a volte tendiamo a dimenticare.  


COSA NE PENSO

Ho adocchiato il libro sui social appena Feltrinelli ha deciso di rilanciare quest'opera uscita per la prima volta nel 1861. Per mia fortuna i magici e amorevoli elfi della Feltrinelli mi leggono nel pensiero e sanno benissimo cosa mi piace, dunque una mattina l'ho semplicemente trovato nella cassetta della posta. Quale gioia più grande poteva darmi il buon giorno?

Premetto che ho amato romanzi come "Il colore viola", "12 anni schiavo", "La ferrovia sotterranea", "La prossima volta il fuoco", "I ragazzi della Nickel" ; e dunque questo genere di libri sono proprio il mio pane quotidiano. 

Posso dire che questo libro sicuramente racconta una storia difficile, di lotta e di sacrificio, che si lascia leggere con piacere e che commuove. La protagonista tenta di sopravvivere in un mondo in cui è vista come un banale oggetto, da utilizzare a piacimento altrui; Linda (Harriet) non si piega mai alla sua condizione di schiava e con una determinazione di ferro combatterà per la sua libertà e per quella della sua famiglia. 

Se siete preoccupati che possa essere un libro troppo "forte", non temete, si parla di schiavitù e di lavoro nelle piantagioni, ma i riferimenti alle terribili condizioni e alle punizioni disumane con  cui venivano vessati gli schiavi sono poche e mai troppo esplicite. La stessa Linda rappresenta una "schiava atipica" perchè viene scelta come preferita dal padrone per cui non le verrà mai imposto di lavorare nei campi, ma sarà continuamente sottoposta a pressioni di altra natura che spesso condizioneranno le sue scelte di vita. 

In questo romanzo troverete sincerità, tristezza, amore e determinazione. Troverete una donna che lotta per i propri figli e che non si rassegna a quello che per ogni nero del sud era la condizione di normalità. Negli anni di Nut Turner e di Harriet Tubman, negli anni dell'abolizionismo, quando la libertà si respirava solo negli Stati Liberi del Nord che sembravano irraggiungibili, Linda decide che non sarà mai più la proprietà di nessuno. 


"Per me sarebbe stato molto meglio non dire nulla della mia storia […] ma desidero ardentemente spingere le donne del nord a conoscere la condizione di due milioni di donne del sud ancora in catene; donne che soffrono quel che io ho sofferto e molte ancora di peggio."

 

Linda si rivolge a tutte quelle persone che non sanno, o che girano il capo dall'altro lato. Questo libro va letto non solo perchè è un bel romanzo (ricordiamo che è autobiografico) ma perchè rappresenta una pietra miliare della slave narrative, e dunque costituisce un pezzo di storia, che troppo spesso viene dimenticata. 


Vi lascio una chicca che vi farà riflettere... 

All'inizio del libro Linda ci dice che i nomi utilizzati sono pseudonimi. 

Sul momento non ho riflettuto su questa cosa, mi è parsa una banalità, ma poi ho capito... il libro è stato pubblicato nel 1861, non nel 2023. E nel 1850 era stata approvata la legge sugli schiavi fuggiaschi in base alla quale potevano essere denunciati e catturati per venire quindi riportati al Sud dai propri padroni. E in quel momento mi è stato chiaro che l'utilizzo degli pseudonimi era un modo per proteggere se stessa e i propri cari; ora capite l'importanza che ha questo libro? 


Spero di avervi convinti a leggere questo libro con le mie parole, o almeno spero di avervi messo il tarlo. 

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