CORREGIDORA di GAYL JONES

 Titolo: Corregidora 

Autore: Gayl Jones 

Casa editrice: Feltrinelli 

Pagine : 192

Prezzo : 17 

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DESCRIZIONE 

Scritto in una lingua tagliente e diretta, Corregidora è il romanzo d’esordio della statunitense Gayl Jones. Pubblicato nel 1975 grazie ai buoni uffici di Toni Morrison, narra la vita di Ursa Corregidora, una cantante blues la cui esistenza rimane agganciata al passato traumatico della schiavitù. Per Ursa il ricordo delle violenze subite dalle sue antenate, il permanere nella mente delle loro voci e il confuso desiderio di fare giustizia determinano le sorti del suo canto, il destino del suo matrimonio e il suo rapporto con la maternità.

Estranea al sentimentalismo e alla retorica, Jones ha scritto un romanzo in cui il dovere della memoria diventa un macigno, un fardello che spinge la protagonista verso un’esistenza in cui sesso e sopraffazione sono sempre in primo piano e tragicamente connessi tra loro. Considerato oggi un classico della letteratura femminista, all’epoca della sua uscita Corregidora ricevette il plauso incondizionato di James Baldwin, Maya Angelou e John Updike. 


LEGGILO SE 

Leggilo se ti piacciono i romanzi introspettivi, ricchi di storia e carichi di significato. Leggilo se vuoi una storia densa come il petrolio, e che difficilmente dimenticherai. 


NON LEGGERLO SE 

Non leggerlo se i romanzi prettamente dialogati non fanno per te, e se non te la senti di leggere di violenze e sofferenza. 


COSA NE PENSO 

Questo libro è uscito per la prima volta nel 1975 grazie all’abile lavoro di Toni Morrison, che addirittura scrisse che nessun romanzo su una donna nera sarebbe più stato lo stesso. È considerato un pezzo importante del BAM, Black Arts movement, ed è stato osannato da personaggi di spicco come Baldwin e Angelou. 

Vorrei analizzarlo da vari punti di vista per farvi capire che vale davvero la pena leggerlo. 

Se partiamo banalmente dalla trama, possiamo dire che funziona, che ha un senso e che sicuramente è una storia che si lascia ricordare. 

Se vogliamo analizzare lo stile di scrittura possiamo dire che può piacere o meno; di fatti il romanzo si basa prevalentemente sui dialoghi. Non abbiamo grandi descrizioni o punti più “lenti” ma ci troviamo di fronte ad un susseguirsi di discorsi grazie al quale conosciamo la storia di Ursa e della sua famiglia. 

Sicuramente è stato un romanzo innovativo per il momento storico in cui è stato scritto, sia per lo stile narrativo che per le tematiche trattate. Se dovessi dargli un’etichetta gli affibbierei quella del femminismo, ma sarebbe davvero riduttivo. 

I motivi per leggere questo romanzo sono tanti, e fidatevi, non rimarrete delusi. 

Il messaggio è potente e arriva dritto al punto. 

Ma la storia di cosa parla? Parla di una donna, Ursa Corregidora che per tutta la vita si porta il peso delle generazioni precedenti alla sua, degli abusi subiti e del compito che le è stato dato. Le Corregidora prima di lei le hanno insegnato che l’unica cosa importante è la procreazione. Perché portare avanti la discendenza è l’unico modo per non far dimenticare il passato. Ma che cosa succede quando il mezzo per tale scopo viene a mancare? 

Ursa vive il peso di quello che non può fare, e di quello che non può dire. Vive schiacciata dal silenzio imposto dagli altri e dalle mille voci delle sue antenate, che nella storia interrompono la narrazione come se interrompessero i suoi pensieri. Ecco quindi che la protagonista deve cercare di liberarsi dai fardelli che le impediscono di realizzarsi, ma mentre vorrebbe urlare, l’unica cosa che può fare è cantare. Con il suo Blues, Ursa lascia fluire le sue emozioni e assapora quella libertà che non sente di avere. 

I temi affrontati in questa storia, nonostante il ridotto numero di pagine, sono tanti: la società maschilista, la libertà sessuale, la famiglia, lo schiavismo e gli abusi. Questo è dunque un libro che difficilmente si fa dimenticare, e non posso che concordare con Toni Morrison considerandolo uno dei libri più potenti che io abbia mai letto, al pari de “il colore viola” e de “la ferrovia sotterranea”. 


Se lo avete letto fatemelo sapere qui o su Instagram dove mi trovate come @unalibraiaincorsia 

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